IlTrovatore_040816_FotoEnnevi_0202_20160804Sembrerebbe che ormai anche un titolo popolare come Il Trovatore, non riesce ad attirare il pubblico, o almeno questa è l’impressione che si è avuta alla prima dell’opera in una vuota Arena di Verona. Un vero peccato, poichè non mancavano le premesse di una grande serata, grazie ad una compagnia di canto di spicco e la direzione del maestro Daniel Oren.

Quando Daniel Oren sale sul podio, ancor di più in Arena, si scatena un’energia del tutto particolare, si viene avvolti dal suo carisma e dalla sua capacità di prendere per mano l’ascoltatore e trasportarlo nella vicenda. C’è quella tensione teatrale che non cala mai e la brillantezza che non viene a scemare in nessun momento. Oren ama le voci, le conosce e sa mettere in rilievo le carte migliori di ognuno.

Nei ruoli di fianco trovavamo Cristiano Olivieri (Un messo), Victor Garcia Sierra (Un vecchio zingaro), Antonello Ceron (Ruiz) e Elena Borin (Ines).

IlTrovatore_040816_FotoEnnevi_0380_20160804Sergey Artamonov ha timbro nobilissimo di scuola russa e una grande eleganza nel fraseggiare e questo gli consente di interpretare un buon Ferrando.
Artur Rucinski come già nella Traviata della scorsa settimana (qui per leggere la recensione) si dimostra esempio perfetto di canto verdiano. Il baritono polacco sa essere convincente, tratteggiando un Conte di Luna follemente innamorato e mai truce, con un canto terso e con una gestione dei fiati miracolosa.

Azucena era la grande Violeta Urmana, che ritorna ad uno dei ruoli che l’hanno resa celebre. Il suo ritratto della zingara è memorabile, con una presenza teatrale eccellente e una prestazione vocale di livello superbo. Non sapremo quale momento scegliere della sua interpretazione, poichè tutto è stato formidabile, grazie ad un accento scaltrito e una naturale eleganza della cantante, che possiede il vero carisma dell’artista.

IlTrovatore_040816_FotoEnnevi_0557_20160804Hui He dopo la sua, ormai celebre, Aida, ritornava come Leonora, distinguendosi per la consueta bellezza del timbro e per l’eleganza della linea di canto. Il soprano cinese trovava i suoi momenti migliori nel IV atto, con un delicato “D’amor sull’ali rosee”, e soprattutto nella scena finale. Sicuramente il suo ritratto di Leonora non è ancora all’altezza della sua Aida, ma Hui He è artista intelligente, che riesce a convincere con la finezza musicale ed espressiva.

Marco Berti è il tipico tenore all’italiana, con timbro brillante e solare e un canto generosamente spiegato. Ma la sua prestazione non si riduce a questo e ci offre un Manrico che conosce anche il romanticismo e che sa addolcire l’accento. Quella di Berti rimane una delle voci tenorili italiane più importanti di oggi e un interprete intelligente.

IlTrovatore_060816_FotoEnnevi_656_20160806Lo spettacolo di Franco Zeffirelli è uno dei più belli da lui realizzati per questo spazio, poichè garantisce la scorrevolezza e il ritmo serrato, necessari per un’opera ardente come il Trovatore. Le scene curate come di consueto dallo stesso Zeffirelli sono caratterizzate per questa struttura scarna, che ricorda un campo militare, con una grande torre centrale che si apre per creare la scena del convento (il momento più spettacolare e più commovente) e nel finale la prigione. Ai due lati le figure di quattro giganteschi guerrieri, che racchiudono il cuore del capolavoro verdiano, che è la violenza. Belli i costumi di Raimonda Gaetani.  L’edizione dell’Arena prevede inoltre la riapertura del taglio dei ballabili (invero non i migliori scritti da Verdi), con la coreografia di El Camborio, ripresa da Lucia Real e eseguiti dal corpo di ballo dell’Arena di Verona coordinato da Gaetano Petrosino e con la prima ballerina, Teresa Strisciulli.

Alla fine caloroso successo da parte di un’Arena come si è detto molto vuota.

FOTO ENNEVI

Francesco Lodola

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