Si sono concluse domenica 8 ottobre le recite al Teatro Municipale di Piacenza della Fedora di Umberto Giordano. L’opera, che nel prossimo fine settimana sarà in scena a Modena, ha visto impegnato alla regia Pier Luigi Pizzi, il quale curava anche i costumi e le scene con l’assistenza di Massimo Gasparon, Serena Rocco e Lorena Marin. Egli ha elaborato una regia che oggi verrebbe definita “classica”, senza decontestualizzazioni o spostamenti temporali. La scelta è, a nostro avviso, molto appropriata. Un’opera come Fedora, strappata dal suo contesto storico, perde di potenza: sono fin troppi i riferimenti storici e culturali di quella Europa di fine ottocento che non è un semplice sfondo alla vicenda, ma ne è parte essenziale. La scena si presenta sempre su due piani, in primo piano i vari personaggi e sullo sfondo delle efficaci proiezioni, dapprima con le cupole di Pietroburgo, successivamente con eleganti vetrate mondane, infine con un bucolico lago svizzero. Colpiscono piacevolmente i costumi, soprattutto della protagonista e della Contessa Olga, sfarzosi, ma non eccessivi, e che soprattutto andavano ad esaltare le fisicità delle interpreti. In sostanza un allestimento di piacevolissima fruizione. Ma veniamo al versante musicale: direttore e concertatore dell’opera è stato il maestro Aldo Sisillo, che ha guidato l’Orchestra Filarmonica Italiana. Egli ha offerto una prova in crescendo emotivo. In particolare negli ultimi due atti, il maestro ha offerto una direzione attenta e appassionata.

Il cast vocale eccellente sotto molti punti di vista, ha visto primeggiare la coppia di protagonisti Teresa Romano, nel ruolo del titolo, e Luciano Ganci, Loris.

La Fedora della Romano, debuttante nel ruolo, ci ha incuriosito. In partitura è infatti segnato “soprano o mezzosoprano” e sono numerosissimi gli oppure, meno acuti, scritti dall’autore, di cui però la Romano non si è avvalsa. La cantante colpisce sia sul versante scenico che su quello vocale: registicamente nei primi due atti, la protagonista non può non far riecheggiare alla mente le movenze e gli atteggiamenti di una Eleonora Duse o comunque di una diva di fine ottocento, lasciando questi panni all’ultimo atto in cui a prevalere non è un personaggio ma una donna umanissima. Dal punto di vista vocale lo strumento è ricco nei volumi e prezioso nella timbrica, con una linea vocale cesellata. Notevolissima è la coordinazione fra la voce di petto e quella di testa. Insomma un debutto superato a pieni voti. Loris era interpretato da Luciano Ganci, purissima voce di tenore lirico erede della più ricca tradizione italiana sia nel gusto che nella timbrica. Il tenore non sacrifica mai la parola ad esigenze tecniche vocali, mantenendo una linea vocale omogenea dai centri al ricco settore acuto. Il ruolo di de Siriex era affidato a Simone Piazzola, di cui è stata annunciata la partecipazione alla recita nonostante una indisposizione. Ebbene, il baritono ha portato a casa la recita, cantando ottimamente la famosa aria del secondo atto, con tanto di Sol acuto; sebbene fosse evidente qualche minima tensione, dovuta sicuramente alle condizioni di salute. La contessa Olga era Yuliya Tkachenko, vocalmente a suo agio nella parte e con timbro piacevolissimo, avrebbe forse potuto osare di più dal punto di vista interpretativo. L’opera è poi ricca di personaggi più piccini ma tutti, chi più chi meno, perfettamente a fuoco nelle rispettive parti, sono: Dimitri di Vittoria Vimercati, un piccolo Savoiardo di Isabella Gilli, il Desiré di Paolo Lardizzone, il Cirillo di William Corrò, notevole nella parte cantabile nel primo atto, il Gretch di Viktor Shevchenko, il Lorek di Valentino Salvini, il Nicola di Neven Stipanov, il Sergio di Lorenzo Sivelli, il Michele di Giovanni Dragano e il Boneslao Laziski di Ivan Maliboshka, ovviamente al pianoforte. Fra questi spiccano, e meritano menzione speciale, il Barone Rouvel di Saverio Pugliese, spigliato scenicamente e con una voce puntatissima, e il dottor Borov del giovane baritono Giovanni Luca Failla. Bene anche il coro del teatro municipale preparato dal maestro Corrado Casati. Una piacevolissima serata dunque, conclusasi con numerosi applausi e ovazioni, tra l’altro piuttosto lunghi, rivolti soprattutto al cast vocale.

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